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Quali sono le vere trasformazioni della nostra organizzazione sociale? Che impatto hanno sul lavoro e sulla nostra vita?
Oggi abbiamo un’esigenza di smart working vero, cioè di una più matura cultura del lavoro. 

Il lavoro agile è una enorme opportunità. Per le persone, perché consente di conciliare il lavoro con le esigenze familiari; e per le aziende, perché permette di aumentare la produttività.
Dobbiamo essere liberi di gestire responsabilmente il nostro tempo e ciò ha senso per le imprese perché è una leva di sostenibilità e miglioramento dei risultati. Ma richiede un cambiamento tuttora difficile da accettare perchè l’organizzazione è qualcosa che non appartiene a tutti. 

Tante cose sono cambiate negli ultimi anni, ma non il fatto che dove e quando lavorare resta una scelta rigida fuori delle responsabilità individuali. E questo va bene a molti, anche tra i lavoratori: organizzarsi in autonomia, tenendo conto degli obiettivi e delle compatibilità comuni, e assumersi la responsabilità dei risultati non è un impegno facile da sostenere. 
Il lavoro agile è la rottura delle barriere di spazio e tempo, è conciliazione di esigenze e interessi, richiede decisioni organizzative, al tempo stesso del lavoratore e della struttura in cui opera, che implicano una trasformazione culturale nel management e nei collaboratori. 

Se vogliamo cogliere questa opportunità dobbiamo diffondere skill di tipo diverso da quelle su cui si è lavorato fino a ieri. Nuove competenze manageriali, dello sviluppo di sé, di gestione autonoma del lavoro, delle relazioni e dei feed-back devono oggi caratterizzare la formazione diffusa e sinergica in tutti i ruoli aziendali.


Per rigenerare il termine “Energia” nella Formazione e nel campo delle Risorse Umane, dobbiamo partire dal significato che la parola aveva per i francesi del XV secolo: Forza in Azione.

Infatti, se riflettiamo un momento, uno (se non lo) scopo della Formazione è quello di far emergere la “forza” posseduta in modo diverso dai partecipanti a un corso e incanalarla in azioni che producano crescita personale e professionale e risulti anche funzionale al raggiungimento degli obiettivi di chi ha commissionato l’azione formativa.

Abbiamo parlato di “forza”, ma qual è la forza che dobbiamo trasformare in azione? Gli antichi greci distinguevano due tipi di forza: ἔργον, la forza indirizzata, organizzata, controllata – il lavoro, in fondo – e δύναμις: la forza incontrollata e propria delle masse e della materia informe, che è ribollente, che trabocca e che va “oltre” ma spesso non riesce ad incidere veramente sulla realtà. Possiamo dire che entrambe le forze sono necessarie e devono essere correttamente valorizzate.

E qui torna in campo la Formazione. Infatti, per far emergere la forza “ἔργον” e trasformarla in azione, è necessario suscitare e incanalare la forza “δύναμις”, cioè la dinamica che si crea nell’aula grazie alla partecipazione di tutti sotto una guida attenta e stimolante di un formatore che è un suscitatore di idee, che sa innanzitutto valorizzare e incanalare le dinamiche che man mano sorgono tra i partecipanti, attraverso l’applicazione di tecniche ben precise.

L’applicazione di precise tecniche per la trasformazione della forza in energia vale sempre, ma diviene essenziale nella formazione a distanza, dove una progettazione precisa e la creazione di una sceneggiatura “al minuto”, unite alla disciplina del formatore riescono a ridurre o azzerare le distanze tra i partecipanti trasformandoli in una comunità in grado di produrre energia, vale a dire azione “robusta”, vitale e duratura.

L’energia delle persone è prodotta dalla formazione tanto quanto l’energia elettrica in un mondo “carbon free” è prodotta dalle fonti rinnovabili e la formazione stessa si rinnova attraverso l’energia prodotta dai partecipanti.