In filosofia si parla di autonomia etica per identificare il potere dello spirito di dare a sé stesso la propria legge. Darsi degli obiettivi, rispettarli, misurarli, attribuendo valore ai feedback sono tutti elementi utili a ridare contezza al significato di autonomia.

L’autonomia non è un concetto immediato e nemmeno innato, soprattutto quando si parla di lavoro in azienda, dove la tendenza ha portato più verso una modalità di tipo esecutrice che votata alla ricerca dell’autonomia individuale. In realtà, grazie a scenari sempre più fluidi e dinamici, il mondo delle imprese si sta muovendo verso una riscoperta del concetto di autonomia personale e organizzativa, dello sviluppo di sé, della gestione delle relazioni e dei feed-back relazionali.

Proprio perché non si tratta di un concetto innato, l’autonomia va formata e indirizzata, attraverso una formazione strategica che non deve riguardare solo i livelli manageriali ma deve estendersi a tutti i livelli dell’azienda e deve integrare, come strumento di crescita dell’autonomia, l’autovalutazione continua è funzionale alla crescita dell’autonomia.

Lo smart working efficace parte da una rivalutazione dell’autonomia, una nuova fiducia nei confronti delle persone insieme a una percezione fluida e lean nella definizione degli obiettivi.


“Ben venga, la grandezza”, dice Andrea Marcolongo alla voce Ambizione del suo lavoro sulle etimologie. Ambizione è una parola da rigenerare e allontanare dal significato negativo che le si è incollato addosso: “chi è ambizioso prende tutto il necessario dal suo posto di lavoro e poi lo abbandona, si stanca degli stimoli, è poco etico” sono considerazioni da superare, tornando al significato stesso della parola.

Ambizione significa letteralmente andare in tutte le direzioni; un valore importante per il mondo HR. Avere nel proprio staff una persona che ha sempre voglia di esplorare nuove situazioni è di forte supporto nella gestione di momenti di cambiamento e nella motivazione del team.

L’ambizione è capacità di analisi e strategia, lealtà e professionalità. E’ alta comprensione di quel che si desidera e consapevolezza dei passaggi necessari affinchè quel progetto si possa realizzare.

L’essere unici, avere competenze uniche, sviluppare qualcosa di immediatamente riconoscibile sono concetti che rispecchiano l’idea di autenticità. Ma quando una persona è autentica? Riconoscere l’autenticità presuppone il saper individuare gli elementi che rendono la persona tale in una o più delle sue caratteristiche. Nel mondo HR le persone autentiche rappresentano importanti tasselli per la crescita aziendale grazie alla capacità di motivare e motivarsi, all’uso attento dell’empatia e dell’ascolto costruttivo e all’analisi critica delle situazioni. La grande sfida si pone nel confronto con le intelligenze artificiali: può un robot essere autentico? Lo è, in maniera diversa da un essere umano soprattutto se intendiamo autenticità nel suo significato antico, nell’avere autorità su se stessi. Un robot può essere programmato per avere una sua auto-autorità. Lo stesso accade per le persone. Essere autentici significa anche avere l’auto-autorità nell’esplicitare e rendere manifesti gli elementi in grado di comporre l’immagine di autenticità che vi appartiene, gli stessi che sono stati ricercati nella profondità di ogni essere umano.